Ape Sociale: recenti interpretazioni della Corte di Cassazione

Ape Sociale: recenti interpretazioni della Corte di Cassazione

L’Ape Sociale è un’indennità che accompagna specifiche categorie di lavoratori verso la pensione di vecchiaia. Tra i requisiti fondamentali per accedervi vi è lo stato di disoccupazione a seguito di cessazione involontaria del rapporto di lavoro, come licenziamento, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale nell’ambito della procedura di conciliazione obbligatoria. È inoltre necessario aver esaurito integralmente la prestazione di disoccupazione spettante, come la NASpI.

La Cassazione con la sentenza n. 24950 del 24 settembre 2024, aveva affermato che per percepire l’Ape Sociale non è un requisito fondamentale aver percepito la Naspi. Si tratta di una posizione diametralmente opposta rispetto a quella sostenuta dall’Inps, in accordo con il Ministero del Lavoro. Secondo i giudici delle Suprema Corte infatti, il diritto al pensionamento anticipato sarebbe maturato dimostrando lo status di disoccupato, indipendentemente dall’aver percepito l’indennità.

Successivamente la Cassazione con la sentenza n. 30258/2024 del 25 novembre 2024, ribalta quanto sostenuto dall’INPS e afferma il diritto all’Ape Sociale anche per gli occupati saltuari che dopo aver perso il posto, hanno trovato impiego per pochi mesi. Nello specifico, mette in evidenza come il requisito non venga meno in caso di rioccupazione del lavoratore con contratti di lavoro a termine e di durata inferiore a sei mesi.

Ape Sociale: che cosa ha stabilito la Cassazione

La Cassazione ha stabilito che la rioccupazione con contratti a termine di durata inferiore a sei mesi non preclude l’accesso alla prestazione di accompagnamento alla pensione di vecchiaia, chiarendo come tali brevi periodi lavorativi non interrompano lo status di disoccupato necessario per beneficiare dell’anticipo pensionistico.

La legge n. 205 del 2017 ha ampliato l’accesso all’Ape Sociale includendo i lavoratori a termine che, nei tre anni precedenti la cessazione del rapporto, abbiano avuto almeno 18 mesi di lavoro dipendente.

La Corte ha precisato che questa modifica non altera i requisiti per i lavoratori già inclusi, ma estende la platea dei beneficiari. In sintesi, la rioccupazione con contratti a termine di breve durata non compromette il diritto all’Ape Sociale, purché siano soddisfatti gli altri requisiti previsti dalla normativa vigente.

Quali sono i requisiti per accedere all’Ape Sociale

Di conseguenza la Corte ha ribadito che i requisiti di accesso all’Ape Sociale (es. occupazione per 18 mesi nei 36 mesi precedenti alla cessazione del rapporto, e successiva disoccupazione; licenziamento con successiva disoccupazione) vanno riferiti all’ultimo dei lavori – a tempo indeterminato o a tempo determinato con durata superiore a sei mesi – precedenti la prestazione, considerando irrilevante che dopo la cessazione del suddetto rapporto di lavoro vi sia stata la rioccupazione per periodi inferiori a sei mesi.

Per approfondimenti in merito all’argomento trattato e per qualsiasi informazione di natura previdenziale, è possibile rivolgersi alle sedi del Patronato 50&PiùEnasco.

Potrebbe interessarti anche

  • Indennità ISCRO 2023: al via le domande per gli autonomi

    L’indennità ISCRO (indennità di continuità reddituale e operativa) è una misura a sostegno del reddito in favore degli iscritti alla Gestione Separata INPS che esercitano per professione abituale attività di lavoro autonomo.

    11 Maggio 2023
  • Decreto Ristori: prorogato il REM per altri due mesi

    Tra i nuovi provvedimenti è stato prorogato anche il Reddito di Emergenza. Arrivano infatti altre due mensilità, novembre e dicembre per i beneficiari che già lo percepiscono. Per tutti coloro che nel mese di settembre risultano in linea con i requisiti richiesti c’è la possibilità di presentare domanda entro il 30 novembre 2020.

    4 Novembre 2020
Hai bisogno di consulenza e assistenza previdenziale?