- 5 Luglio 2019
- Posted by: 50PiuEnasco
- Categoria: Pensione
Sono tanti e l’Inps li riconosce agli interessati solo dopo la presentazione di una specifica domanda
di Gianni Tel, 50&Più
I cosiddetti “diritti inespressi” sono una serie di aumenti, sgravi e agevolazioni, applicabili alle pensioni inferiori a € 750 mensili solo attraverso un’apposita domanda da presentare all’Inps. Si chiamano “inespressi”, benché siano diritti, perché non è prevista l’erogazione automatica da parte degli uffici preposti. Pertanto, se il pensionato interessato non ne fa esplicita richiesta il diritto viene ignorato. C’è da dire che l’Inps, da diversi anni tramite la sola presentazione del modello Red richiesto al pensionato o tramite la consultazione dei dati messi a disposizione dalla Agenzia delle Entrate, eroga in automatico tutta una serie di prestazioni, mentre dal 2013 in poi l’Istituto non ha più inviato a casa il modello Obism con cui in precedenza informava il pensionato, uno strumento che consentiva agli interessati di capire come fosse composto l’assegno.
I potenziali beneficiari dei “diritti inespressi” sono tutti i pensionati con un importo lordo inferiore a € 750 mensili, cioè un pensionato su tre. Su un totale di 18,1 milioni che ricevono l’assegno, sono almeno 6 milioni gli interessati. Di solito l’importo riconosciuto con una pensione bassa si aggira tra i 50 e gli 80 euro, una somma non irrilevante per chi riceve trattamenti minimi. Ma vediamo quali siano questi diritti inespressi.
In sostanza, si tratta di tutte quelle prestazioni assistenziali e previdenziali erogate dall’Inps in seguito alla presentazione della specifica domanda, e cioè:
• le integrazioni al trattamento minimo;
• le maggiorazioni sociali;
• l’aumento al milione (di lire);
• la Pensione di Cittadinanza;
• la 14a mensilità;
• le prestazioni a favore degli invalidi civili;
• l’assegno al nucleo familiare per i pensionati dipendenti;
• l’assegno familiare per i pensionati autonomi;
• la maggiorazione per ex combattenti.
» LE PENSIONI INTEGRATE AL MINIMO
L’Inps calcola la pensione sulla base dei versamenti effettuati e, se l’importo è inferiore al minimo di legge (€ 513,01 al mese nel 2019), aggiunge una integrazione a carico dello Stato. Ma questa oggi è legata ai redditi personali, per chi vive da solo e a quelli della coppia, per chi è coniugato. La legge fissa determinati limiti di reddito aggiornati di anno in anno in base al tasso di inflazione. Da quest’anno le pensioni sono cresciute dell’1,1%, ciò vale anche per i limiti di reddito che crescono anch’essi di conseguenza. A seconda del reddito può essere assegnata la misura intera o ridotta. Per esempio, un pensionato che ha maturato con i soli contributi una pensione di € 200 al mese e possiede redditi (case, altre pensioni ecc) per € 10mila l’anno ottiene un’integrazione di € 256,78 (13.338,26-10.000:13), per cui la pensione sarà di € 456,78 al mese, inferiore al trattamento minimo. Nella Tabella A sono sintetizzati i requisiti per ottenere l’integrazione per il 2019.
» LE MAGGIORAZIONI SOCIALI
Per chi vive con una sola pensione minima o quasi, la legge riconosce le cosiddette maggiorazioni sociali, che variano in base all’età del pensionato. La quota aggiuntiva è di € 25,83 al mese per coloro che hanno dai 60 ai 64 anni, di € 82,64 per chi ha un’età che si colloca tra i 65 e i 69 anni. Dai 70 anni in su l’integrazione è di € 136,44. I 70 anni richiesti si possono ridurre fino a 65, in ragione di un anno per ogni cinque di contributi versati. Per gli invalidi totali l’età minima è di 60 anni (pensioni al milione di lire) Nel 2019 le maggiorazioni sono subordinate ai limiti di reddito riportati nella Tabella B. Per i non coniugati il limite di reddito personale è dato dall’ammontare del trattamento minimo, più l’importo annuo della maggiorazione. Mentre per i coniugi il reddito della coppia non deve superare il limite personale, maggiorato dell’importo dell’assegno sociale (€ 457,99 mensili nel 2019).
» LA PENSIONE AL MILIONE
Chi ha ottenuto la maggiorazione fino ad un milione di vecchie lire al mese può contare quest’anno su un assegno di € 649,45: la cifra si ricava sommando all’importo del trattamento minimo di € 513,01 la maggiorazione di € 136,44 prevista dalla Legge 127/2007 che ha aumentato le pensioni basse. La maggiorazione spetta ai pensionati meno abbienti dai 70 anni in su (60 anni se invalidi totali). Nel 2019 ne può beneficiare chi ha un reddito personale annuo non superiore ad € 8.442,85 o cumulato con quello del coniuge, se sposato, che non vada oltre € 14.396,72. Per evitare disparità di trattamento tra chi ha versato contributi per parecchi anni e chi ha raggiunto la pensione con pochi versamenti, la legge ha previsto che il limite di 70 anni per ottenere l’aumento si riduca, fino ad un massimo di 65 anni, di un anno ogni 5 di contributi versati (vedi Tabella C).
» QUALI REDDITI
Sia per la pensione minima che per la maggiorazione sociale, l’Inps considera tutti i redditi di qualsiasi natura, compresi quelli esenti o tassati alla fonte come gli interessi bancari e postali, i rendimenti da Bot e altri titoli. Nel computo rientrano anche le rendite Inail e gli assegni assistenziali. In altre parole bisogna denunciare tutto eccetto i redditi provenienti da: casa di abitazione; pensioni di guerra; assegno di accompagno; trattamenti di famiglia; sussidi erogati da Enti Pubblici senza carattere di continuità.
» LA PENSIONE DI CITTADINANZA
Caratteristiche
La Pensione di Cittadinanza rappresenta l’equivalente del Reddito di Cittadinanza (RdC) per le persone che hanno più di 67 anni. I requisiti reddituali e patrimoniali per accedervi sono analoghi a quelli del RdC. A differenza di quest’ultimo, però, che dura 18 mesi rinnovabili, la pensione non ha scadenza se permangono i requisiti per fruirne.
Requisiti
È richiesto un Isee non superiore a € 7.560, aumentato a € 9.360 se il beneficiario vive in affitto. Inoltre il patrimonio immobiliare, diverso dall’eventuale casa di proprietà, non deve superare € 30mila, mentre quello mobiliare ha un limite di € 6.000, che diventano € 8.000 in caso di coppia di pensionati. Oltre a ciò, non possono possedere ad alcun titolo natanti oppure autoveicoli e motocicli con determinate caratteristiche.
Importo
L’importo massimo della Pensione di Cittadinanza, per un singolo, è di € 780 al mese di cui 150 riconosciuti, nel caso, quale contributo per l’affitto dell’abitazione.
Richiesta e fruizione
Il decreto descrive in modo molto approfondito la modalità richiesta e di mantenimento del Reddito di Cittadinanza, che è legato anche alla partecipazione a programmi di politiche attive. Questi ultimi non sono invece previsti per i destinatari della Pensione di Cittadinanza rispetto alla quale il decreto non indica in modo dettagliato la procedura di concessione e la convivenza con una pensione di vecchiaia o altre tipologie di pensione. La platea delle Pensioni di Cittadinanza è stata inizialmente stimata in circa 3 milioni, ad oggi solo 100mila pensionati hanno presentato la richiesta. È certamente una procedura complessa che consente un aumento esponenziale dei “diritti inespressi” non rivendicati.
La quattordicesima mensilità
Anche questa prestazione è da considerare tra i diritti inespressi da richiedere. Per i requisiti di età, reddito e importi dovuti, si veda l’articolo di “Previdenza” su 50&Più di giugno 2019.
Gli assegni familiari
Molti pensionati non sanno che, se hanno un coniuge a carico, un familiare disabile o se vivono da soli ma sono disabili, hanno diritto agli assegni familiari. Occorre anche in questo caso presentare esplicita richiesta. La prescrizione di questi diritti è quinquennale. È possibile, quindi, recuperare le somme spettanti e mai percepite nei cinque anni precedenti.
È importante e opportuno date le particolari normative, rivolgersi agli uffici del Patronato 50&PiùEnasco e 50&PiùCaaf che gratuitamente e su tutto il territorio nazionale, sono in grado di fornire tutte le valutazioni, informazioni, chiarimenti e la presentazione della domanda on line per ottenere le maggiorazioni dei “diritti inespressi”.