- 3 Ottobre 2019
- Posted by: 50PiuEnasco
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Esistono tre possibili soluzioni. Tutto dipende se i periodi scoperti da contribuzione sono inferiori o superiori di 5 anni rispetto a quando dovevano essere versati.
A cura di 50&PiùEnasco
I contributi sono quella parte della retribuzione dei lavoratori dipendenti o del reddito di lavoro dei lavoratori autonomi, che è destinata al finanziamento di prestazioni previdenziali (pensione) o assistenziali (infortuni, malattie). Senza il versamento dei contributi, non avremmo diritto a tutta una serie di prestazioni indispensabili, in caso di una sospensione del lavoro o della sua interruzione per raggiunti limiti di età. Maturare i contributi Inps non servirà quindi solo a farci percepire un giorno una pensione, ma a guadagnare il diritto a tutta una serie di prestazioni indispensabili durante la nostra vita lavorativa.
Com’è noto, per i lavoratori dipendenti il prelievo dei contributi avviene direttamente dalla busta paga. In altri termini il datore di lavoro trattiene una somma dalla retribuzione che poi versa all’Inps. Il contributo è obbligatorio in quanto dovuto per legge. Gli eventuali accordi tra le parti per non pagare la contribuzione non hanno valore. I contributi vengono calcolati in percentuale sulla retribuzione lorda: una parte è a carico dell’azienda ed una parte è a carico del lavoratore. Più precisamente la contribuzione dovuta dal datore di lavoro è pari ai due terzi del totale e quella a carico del lavoratore dipendente è pari ad un terzo.
La retribuzione è costituita da tutto ciò che il lavoratore percepisce in danaro o in natura, al lordo di qualsiasi contributo e trattenuta (contribuzione obbligatoria a carico del lavoratore, trattenuta fiscale e ogni altra ritenuta). Il versamento dei contributi all’Inps, da parte dei datori di lavoro, deve essere effettuato con periodicità mensile. L’Inps accreditata la contribuzione versata dall’azienda sulla posizione assicurativa dei lavoratori interessati. L’ente previdenziale accertata l’evasione contributiva da parte del datore di lavoro, in base al principio del cosiddetto “automatismo delle prestazioni“, riconosce al lavoratore la copertura assicurativa del periodo in questione, anche se l’azione di recupero dell’Inps nei confronti del datore di lavoro non dovesse concludersi favorevolmente.
Il lavoratore che accerta la sussistenza di un’omissione contributiva sulla propria posizione assicurativa per periodi retroattivi inferiori ai 5 anni, può presentare all’Inps, anche tramite un patronato, regolare denuncia, attraverso la prevista modulistica unitamente alla relativa documentazione in suo possesso, attestante il regolare rapporto di lavoro. Per prima cosa, quindi, il lavoratore deve capire se i mancati versamenti si riferiscono a contributi che dovevano essere versati più o meno di 5 anni prima.
Se sono passati meno di 5 anni, allora la situazione è più facile da gestire: il lavoratore deve informare immediatamente l’Inps che, insieme all’Agenzia delle entrate, provvederà a effettuare la verifica dei versamenti del datore di lavoro.
Se i contributi non versati risalgono a più di 5 anni prima, allora diventa tutto più complicato, perché cadono in prescrizione. Questo significa che l’Inps non può iniziare l’azione di recupero verso l’azienda. Nemmeno il datore di lavoro potrebbe, se lo volesse, sanare “ora, per allora” lo scoperto, perché è ormai un contributo prescritto. Le conseguenzesono molto pesanti da digerire: innanzitutto, il traguardo della pensione si allontana ancora di più e gli anni di lavoro si “volatilizzano”, e, l’importo della rendita sarà, inevitabilmente, più basso di quello che ci si aspettava.
In questo caso si possono tentare due strade: l’azione giudiziaria o la domanda di riscatto.
Nel caso dell’azione giudiziaria, il lavoratore danneggiato può citare in giudizio il datore di lavoro per il risarcimento del danno. Lo prevede il Codice civile, che indica l’imprenditore come responsabile della mancata contribuzione e, di conseguenza, del danno subìto dal lavoratore. I tempi della giustiziaperò, in questi casi, sono lunghi. Inoltre, un orientamento ormai consolidato della magistratura, fa sì che quest’azione legale venga intrapresa solo quando il danno per il lavoratore si manifesti realmente, cioè quando arriva concretamente il momento di andare in pensione.
L’altro possibile rimedio al danno subìto consiste nel chiedere il riscatto dei periodi di lavoro scoperti dal punto di vista previdenziale. Percorrendo questa strada, il lavoratore si vedrà riconoscere dall’Inps una rendita, d’importo pari alla pensione o alla quota di pensione che sarebbe spettata al lavoratore in base ai contributi omessi. Anche in questo caso, però, gli svantagginon mancano: il lavoratore deve, infatti, versare una somma di denaro, in genere molto onerosa.
Si può procedere con la domanda di riscatto solo a determinate condizioni: una di queste consiste nel provare l’esistenza del rapporto di lavoro, fornendo documenti con data certa, come, ad esempio, le lettere di assunzione o di licenziamento, le buste paga o gli estratti di libro paga; non valgono le prove testimoniali, gli atti di notorietà o le dichiarazioni del datore di lavoro fatte “ora, per allora”. Fanno eccezione iperiodi di servizio nelle amministrazioni pubbliche che, invece, possono essere documentati anche con dichiarazioni rilasciate dagli enti interessati. Un’altra condizione imprescindibile è quella di essere stati iscritti all’Inps durante il periodo in cui il datore non ha versato i contributi. Questo vuol dire che i periodi di lavoro coperti da altri enti contributivi, come ad esempio l’Inpdap, non sono riscattabili.
In evidenza |
Quando presentare la domanda di riscatto? Si può presentare la richiesta di riscatto in qualunque momento, anche quando si è già andati in pensione. I periodi riscattati, una volta perfezionate tutte le operazioni necessarie, sono efficaci esattamente come se il versamento degli oneri contributivi fosse avvenuto nel passato, al momento giusto. |
Per qualsiasi problematica attinente l’argomento trattato, o per altra questione di natura previdenziale, il Patronato50&PiùEnasco offre tutta la consulenza e l’assistenza necessarie.